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Misericordia – la favola di Emma Dante

Immagine dallo spettacolo Misericordia di Emma Dante

Misericordia, scritto e diretto da Emma Dante, è una favola di disgraziati, di senza voce, di gente che vive nel buio e non sa come uscirne.
È la storia di tre prostitute che fanno da mamme ad Arturo, un ragazzo autistico.

C’era una volta Pinocchio

Quella casa che pare un porcile e che nemmeno la luce del sole ci vuole entrare, da domani non sarà più la casa di Arturo. Andrà in una specie di convitto dove potranno aiutarlo a imparare a parlare. Avrà anche il riscaldamento, tre pasti al giorno, e forse anche una stanza con una finestra. Ma Arturo non lo sa, lui vive nel suo mondo, aspetta che la banda passi, e balla.

Arturo, che nacque settimino, non conobbe mai il viso di sua mamma Lucia che morì subito dopo averlo dato alla vita. Lui, nel ventre di sua madre aveva già vissuto tutta la violenza che il mondo è in grado di infliggere.

Lucia per mestiere ballava p’i masculi, e proprio uno di quei masculi la riempì di così tante botte da lasciarle solo il tempo per dare alla luce il suo bambino. Non fecero in tempo Anna, Bettina e Nuzza a salvarla da Geppetto. Così lo chiamavano quell’uomo, perché di mestiere costruiva le cassette per la frutta, e nonostante guadagnasse bene andava sempre in giro con i guanti bucati. Sì, guadagnava bene, ma l’unica eredità che ha lasciato a suo figlio Arturo sono le cicatrici dentro al suo inconscio. Lucia invece amava ballare, e così fa Arturo che non sa parlare, non sa vestirsi da solo, non sa provvedere a sé stesso, ma sa ballare, seguendo i passi di una mamma che non ha mai potuto tenerlo fra le sue braccia.

Il ragazzo che ballava

Arturo (Simone Zambelli) balla dicendo tutto quello che le parole non sarebbero mai in grado di spiegare, e non sta fermo nemmeno per un secondo, nemmeno quando dorme. Salta, rotola, gira su sé stesso, sembra che ogni parte del suo corpo sia in grado di parlare una lingua diversa, che riesca a scomporsi e ricomporsi, che possa prendere la forza del vento, la forma dell’acqua e poi tornare attaccata al resto del corpo.

Anna, Bettina e Nuzza (Leonarda Saffi, Italia Carroccio e Manuela Lo Sicco) lo rincorrono da quando è nato a quel picciriddo iperattivo. Ma oggi, fra mille litigi sono decise a dirgli addio, ad Arturo che è l’unico a cui è concesso sognare, immaginare e muovere concreti passi verso un lieto fine.

Le tre donne, tre fate madrine disgraziate, tirano fuori dal borsello, dall’imbottitura del reggipetto e dalla suola delle scarpe tutti i loro risparmi. Tutto ciò che sono riuscite a guadagnare vendendo i loro corpi, lo mettono dentro a quella valigetta che Arturo porterà con sé. Tutto, compresi i loro ricordi, solo quelli felici però, perché tanto quelli dolorosi non serve rievocarli, sono sempre lì, tra le pieghe della pelle, tra una ciglia e l’altra.

La pièce teatrale è un atto unico di 60 minuti che sarà al Teatro Argentina fino al 10 settembre (http://www.teatrodiroma.net/doc/7130/misericordia)

Con indomita rabbia e una certa dose di ironia, vedrete gli ultimi, i miserabili ribellarsi ad un destino che sembra già scritto.

Il Pinocchio siciliano di Emma Dante però, non finirà con un: “Vissero per sempre felici e contenti” ma griderà attraverso gli occhi stanchi e i corpi nudi e lividi: “Lottarono finché da lottare c’era” .

Silvia Mirabelli
Nata e cresciuta a Torraccia, sconosciuto quartiere della periferia di Roma. Si vanta senza ritegno di sapere a memoria ogni canzone della Disney. Si sta per diplomare come drammaturga presso l'Accademia Nazionale Silvio D'Amico, e sogna (come ogni principessa Disney che si rispetti) un futuro come drammaturga e scrittrice di libri per bambini.

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